PAOLO IV

PAOLO IV E GLI SPIRITUALI

Articolo a cura di Mattia Davriù di http://www.talentonellastoria.com/

Gian Pietro Carafa nacque il 28 giugno 1476 a Capriglia Irpina da una delle più nobili famiglia del Regno di Napoli: i Carafa. Fin da giovanissimo fu introdotto agli ambienti della corte Pontificia come cameriere pontificio sotto Papa Alessandro VI (al secolo Rodrigo Llançol Borgia) fino a essere eletto Vescovo di Chieti nel 1505. Durante il pontificato di Papa Leone X fu ambasciatore in Inghilterra e Spagna e nel 1524 Papa Clemente VII gli permise di entrare nell’Oratorio del Divino Amore. Qui incontrò Gaetano di Thiene con cui decise di fondare l’ordine dei Chierici Regolari Teatini con lo scopo di riportare la Chiesa alla regola primitiva della vita apostolica, un tentativo di riforma antecedente il più famoso Concilio di Trento. Anche per questo motivo, dopo il sacco di Roma del 1527 da parte dei lanzichenecchi di Carlo V d’Asburgo e il trasferimento dell’ordine a Venezia, Carafa venne richiamato a Roma nel 1536 da Papa Paolo III come membro della commissione, guidata da Gasparo Contarini, per una riforma universale della Chiesa in vista del Concilio.
Nel 1537 la commissione consegnò al pontefice il Consilium de Emendanda Ecclesia, documento che affrontava vaste problematiche all’interno della Curia come, ad esempio, il risanamento di dicasteri quali Dataria e Penitenzieria, istituzioni simbolo della corruzione romana. Una volta creato cardinale e trasferito alla sede di Napoli decise di affidarne il governo delle diocesi ad ausiliari per poter rimanere prevalentemente all’interno della Curia dove si distinse per l’intransigenza verso le idee protestanti e le istanze delle correnti riformiste all’interno della chiesa stessa. Il 21 luglio 1542 la bolla Licet ab initio di Papa Paolo III creava la Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione affidandone la guida al Cardinal Carafa. Al termine del pontificato di Papa Paolo III (1534-1549) venne eletto Papa Giulio III (1550-1555) alla cui morte, dopo la brevissima parentesi di Papa Marcello II,Carafa riuscì a giungere al gradino più alto del governo della Chiesa: il soglio pontificio come Papa Paolo IV.

Finalmente pontefice Carafa poté dedicarsi con più vigore a faccende che già prima dell’elezione lo avevano portato a condurre in parte processi per eresia che coinvolgevano importanti personalità della Chiesa. Grande attenzione fu rivolta al circolo degli Spirituali che sosteneva testi vicine al protestantesimo e vedeva al suo interno figure come Giovanni Morone, Vittore Soranzo e Reginald Pole, l’ultimo cardinale cattolico inglese che Carafa non riuscì a processare per la contrarietà di Papa Giulio III. Il circolo degli Spirituali si rifaceva sicuramente ai testi dei padri della Chiesa e trovò ispirazione nel calvinismo senza tuttavia volere una divisione all’interno della chiesa, ma una riforma interna pacifica. Il monaco benedettino Benedetto Fontanini scrisse Il beneficio di Cristo che può essere considerato il manifesto della forma più matura della riforma in Italia e che entrò tra le file dell’Indice dei Libri proibiti poco tempo dopo la pubblicazione. Gli spirituali, durante lo svolgimento del Concilio di Trento, erano attestati su una posizione di confronto con i protestanti e la mancanza di un supporto adeguato al movimento va ricercato nel conclave del 1549 quando, per un sol voto, il Cardinal Pole non raggiunse il pontificato.

Poche sono le fonti a disposizione sul secondo processo che il Pontefice volle contro il vescovo di Bergamo Vittore Soranzo ma sappiamo che l’imputato non poté presentarsi di persona poiché gravemente ammalato, al punto di morire pochi giorni dopo la conclusione del processo che lo privava del vescovado. Per Carafa questa fu una preparazione al processo che intendeva compiere da molti anni e che ora, come capo della Chiesa, poteva celebrare: il processo a Giovanni Morone.

Il Cardinal Morone venne arrestato del 1557 e risedette per due anni in prigione a Castel Sant’Angelo ripetutamente interrogato dai cardinali dell’Inquisizione, tra cui si mise in luce Michele Ghislieri (il futuro Papa Pio V). Il Papa premeva affinché il Morone venisse condannato in modo rapido ma non riuscì a vedere la fine del processo che si concluse nel 1560 (un anno dopo la morte di Carafa) con l’assoluzione del Cardinale sotto il pontificato di Papa Pio IV per le crescenti pressioni di Filippo II di Spagna.

Come già detto Reginald Pole evitò la sorte di Morone perché legato papale sotto Maria I d’Inghilterra fino alla morte nel 1558. Il conclave del 1566 vide sorgere nuove accuse per Morone, con l’intento di non farlo eleggere Papa; fu infatti eletto l’inquisitore Ghislieri come Papa Pio V (1566-1572). Sotto di lui Morone tornò nuovamente all’attenzione dell’Inquisizione e si procedette alla decapitazione e al rogo di Pietro Carnesecchi amico sia del Pole che di Morone.
Gli anni 1568-1569 videro una dura repressione dell’eresia in Italia da parte dell’Inquisizione che portò nel 1570 alla fine delle sopravvivenze ereticali nella penisola. Il Cardinale Giovanni Morone morì all’età di 71 anni il 1° dicembre 1580 sotto l’occhio vigile dell’Inquisizione Romana.