27 giugno 2012

MENES, IL CESARE PIÙ ANTICO PER 3000 ANNI DI FARAONI

Fondatore della prima dinastia, unificatore dell’alto e basso Egitto.
Il suo nome e il suo titolo ai re egiziani. Storia e leggenda per una civiltà lunga e gloriosa

NÉ NASCITA NÉ MORTE, MA UN RE DELLE ORIGINI
Il tentativo di risalire all’origine di eventi troppo lontani ci porta sempre a cavallo di un confine estremamente sottile tra storia e leggenda. È il caso di Menes (noto anche come Narmer), primo faraone d’Egitto e unificatore del Paese da cui il lancio di una civiltà tra le più importanti e influenti dell’umanità.
Parliamo di tempi lontanissimi, notizie di millenni inimmaginabili senza le scoperte archeologiche e scientifiche che ci raccontano e raffigurano l’antichità: “L’Egitto infatti era antico, più antico di ogni altra civiltà di cui fino allora si fosse parlato. Esso era già antico quando le prime assemblee in Campidoglio gettavano le basi della politica dell’impero mondiale di Roma. Era già antico e quasi tramontato quando nelle foreste dell’Europa settentrionale i Germani e i Celti andavano a caccia di orsi e di leoni. Quando cominciò a regnare la prima dinastia egizia, quando cioè, cinque millenni or sono, cominciò una storia egizia, era già in vita nel paese una forma di civiltà degna di ammirazione. E dal momento che in cui si estinse la ventiseiesima dinastia, che fu l’ultima, doveva passare ancora mezzo millennio prima che avesse inizio la nostra era. Regnarono i Libi, gli Etiopi, gli Assiri, i Persiani, i Greci, i Romani, e soltanto dopo di essi una stella brillò sulla grotta di Betlemme!”. C. W. Ceram, Civiltà sepolte, pp. 86-87.
 
Allora Menes come figura d’origine. Un uomo di cui non possiamo citare con certezza né nascita né morte. Probabilmente vissuto intorno al 3100 a.C. quando l’Egitto è costituito in due regni indipendenti, uno a Nord sul delta del Nilo, l’altro più a Sud lungo la valle dello stesso fiume. Come un Cesare della più profonda antichità che lascia in eredità il suo nome e il suo titolo per identificare il potere dei successori e dei regnanti, Menes – proveniente dall’Egitto meridionale – dopo aver assoggettato il Nord diventa “re del basso e dell’alto Egitto”, trasferendo questo appellativo a tutti i faraoni che verranno.
Sono troppo scarse le informazioni su Menes, per quanto da antiche fonti gli viene attribuito un regno molto lungo: “In prossimità del confine che prima separava i due regni fondò una città, chiamata Menfi, che per la sua posizione geografica era adatta a diventare la capitale del paese appena unificato. Menfi, le cui rovine sorgono non lontano dal Cairo, è stata per molti secoli una delle città più importanti, e per un lungo periodo la capitale”. M. Hart, Gli uomini che hanno cambiato il mondo, p. 318.


UN PRIMA E UN DOPO, NEL MEZZO UN EGITTO ETERNO
L’unificazione, dunque, come atto fondativo di una civiltà e di un territorio che resterà sempre centrale nei percorsi della storia sino ad oggi. Da impero indipendente, a provincia di grande prestigio dell’universo Romano, a nazione perno degli equilibri mediorientali. Ora sappiamo a quale volto è legato l’inizio di un cammino così lungo.
“È difficile sapere quanto sia stato importante l’intervento diretto di Menes nella conquista del Nord e nell’unificazione dell’Egitto… In genere i faraoni egiziani non furono soltanto figure rappresentative, ma governarono a tutti gli effetti, detenendo un’enorme autorità. Inoltre, la storia ci dice che raramente un regno riesce a fare conquiste importanti se ha a capo un re inetto; e non mantiene e consolida queste conquiste senza una leadership capace”. M. Hart, Cit., p. 319.

Nell’era predinastica infatti, ossia prima di Menes, la cultura egiziana sembra meno progredita delle civiltà già in corsa – per esempio i Sumeri dell’odierno Iraq. Sarà l’unificazione politica del Paese a svegliare le risorse latenti del popolo, e infatti parte un periodo di rapidi progressi in campo sociale e culturale. “Le istituzioni sociali e di governo che si svilupparono in quel primo periodo dinastico dovevano durare, quasi immutate, per oltre due millenni. La scrittura geroglifica, l’abilità architettonica, e altre capacità tecniche fecero dei progressi rapidissimi: nel giro di pochi secoli la cultura egiziana aveva eguagliato – e in molti casi superato – quella sumera. Durante buona parte dei duemila anni che seguirono Menes, gli egiziani furono il popolo più progredito del mondo dal punto di vista della ricchezza e della cultura; poche civiltà possono competere con questo suo primato”. M. Hart, Cit., pp. 318-319.